Il sughero, come detto, è la parte esterna della quercia da sughero e, per poter essere utilizzato, non prevede il taglio della pianta. Questo fa del sughero un prodotto forestale unico, in quanto pur essendo un prodotto legnoso, viene sfruttato in modo del tutto simile a un frutto. Il ciclo di lavoro prevede diverse fasi.

ACCRESCIMENTO E MATURAZIONE DELL’ALBERO

Dal momento della nascita, la quercia da sughero ha bisogno di un accrescimento compreso tra i 20 ed i 50 anni per rendere possibile la prima raccolta del sughero. La ghianda produce una radice fittonante, quindi esiste una sostanziale differenza sia nei tempi di accrescimento che nella resistenza alle malattie tra gli alberi nati da ghianda “in situ” e quelli nati in vivaio e trapiantati in foresta. In particolare, gli alberi privi del fittone sono più sensibili alla siccità (radici superficiali) e alle malattie portate da parassiti radicali che si moltiplicano nello strato fertile del terreno, di norma piuttosto superficiale.

DECORTICA, SCORTECCIATURA O RACCOLTA

Una volta che la quercia ha raggiunto un diametro sufficiente a poter essere decorticata (di norma compreso tra i 30 ed i 50 cm, raggiunti in appunto 20-50 anni), si procede con la prima raccolta, chiamata anche demaschiatura (pela o cosecha in spagnolo, despela o descortiça in portoghese).

 

Figura 3: la raccolta del sughero in una stampa d'epoca

Il primo sughero raccolto è molto grezzo, ricco di profonde crepe e cavità, ed è chiamato appunto sughero maschio o sugherone (bornizo o virgen in spagnolo, cortiça virgem o desboia in portoghese, liège mâle in francese). Questo sughero non è adatto alla produzione dei tappi e nemmeno di manufatti di pregio, come le suole delle scarpe, ed è quindi destinato essenzialmente al mercato dell’edilizia (sughero auto espanso nero, sughero agglomerato) e al mercato dei presepi.

L’albero viene quindi lasciato riposare per un periodo compreso tra i 9 ed i 13 anni (il periodo minimo che può intercorrere tra una raccolta e l’altra è regolamentato da severe norme nazionali e locali in tutta Europa). Passato il periodo si procede con la seconda raccolta, che fornisce un sughero già di buona qualità, ma non ancora adatto alla produzione del tappo monopezzo e quindi destinato di norma alla produzione del tappo da spumante. Questo sughero viene chiamato sughero gentile o sughero femmina in italiano (appellativo che poi viene attribuita anche al sughero delle successive raccolte), mentre in Spagna si chiama corcho segundero e in Portogallo cortiça segundeira.

Dopo l’uteriore periodo di attesa di 9-13 anni, la pianta entra nel ciclo di produzione e potrà essere decorticata durante tutto il suo ciclo di vita, che mediamente è superiore ai 15 cicli di decortica.

Esiste un limite anche nell’altezza della corteccia che può essere rimossa, che normalmente è tra le due e le tre volte la circonferenza della pianta. Quando le piante raggiungono dimensioni imponenti, non è raro che vengano decorticati ance i rami principali, sempre tenendo presenti le regole generali.

 

Figura 4: schema delle fasi di decortica nella vita di una sughera

Il procedimento della scortecciatura è una fase delicatissima del processo di trasformazione del sughero. L’operatore forestale che svolge l’operazione (scorzino in italiano, sacador in spagnolo, tirador in portoghese), deve conoscere perfettamente le operazioni, che tra l’altro possono essere svolte solo all’inizio dell’estate nel periodo di accrescimento della pianta (quindi dopo le piogge primaverili). L’operazione viene effettuata a mano con l’ausilio di una particolare accetta (hacha corchera in spagnolo, machado cortiçeiro in portoghese).

 

Figura 5: ascia per l'estrazione del sughero

 

L’ascia, come si vede nella Figura 5, ha una lama con una forma particolare che permette di penetrare nella corteccia e presenta un manico ricurvo e smussato nella parte terminale, che viene impiegato come cuneo e come leva per il distacco della corteccia dal fusto dell’albero (Figura 6).

 

Figura 6: dettaglio dell'impugnatura dell'ascia

Il profondo legame tra l’uomo e il sughero si ritrova anche nei nomi, specifici del mestiere, che assumono le diverse parti coinvolte. La corteccia tolta dalla pianta ha, come è ovvio, due facce totalmente diverse. Quella interna, che era attaccata al fusto, che viene chiamata pancia (barriga in spagnolo e in portoghese) e quella esterna, la corteccia vera e propria, che viene chiamata schiena (espalda in spagnolo, costa in portoghese). Nomi abbastanza facili da ricordare se si “abbraccia” l’albero: pancia sull’albero, schiena verso il mondo. Allo stesso modo, il felloderma, evidentemente vocabolo troppo complesso per il mondo agricolo, viene chiamato più semplicemente “mamma” in tutti i paesi, addirittura con la distinzione sottile che la parte effettivamente vegetativa, il fellogeno, prende il nome vezzeggiativo di “mammina”. Tutte queste conoscenze millenarie sono state raccolte, insieme a indicazioni concernenti i diritti dei lavoratori e la tutela dell’ambiente, in un Codice Internazionale delle buone pratiche subericole2 ripreso poi anche da particolari zone di produzione come proprio disciplinare3.

2            Subernova. Code international des pratiques subéricoles. 2005.

3            Gascon Association liège. Charte de bonnes pratiques de le récolte de liège en Aquitanie. n.d.