Un cocktail di popoli in una terra meravigliosa e spesso inospitale. Che bella l'Argentina!

Quante cose ci sarebbero da dire sull'Argentina? Troppe e troppo spesso legate alla disastrosa situazione politica e quindi sociale ed economica del paese.

Come può essere un paese così grande, con così tante risorse naturali e generalmente poco popolato, in crisi permanente? Solo perché, a mio parere, è formato in larghissima maggioranza da immigrati europei che, dai loro paesi politici, hanno portato il peggio della politica di ciascuno. Italiani, spagnoli, tedeschi (in prima battuta fuggiaschi e simpatizzanti del terzo Reich) hanno saputo costruire una classe politica disastrosa in un paese, che come molti altri del sud America, ha un precario stato di equilibrio.

La mia conoscenza geografica dell'Argentina è legata soprattutto a Buenos Aires, Mendoza e regione e San Juan. Il resto, dal punto di vista del lavoro, non era di mia competenza e quindi, con mio rammarico, non ho potuto visitarlo. Niente Patagonia, dunque, niente Pampa e niente Iguazù.

Ciò nonostante, ho fatto mie le cime più alte delle Ande e il territorio circostante, i vigneti di Mendoza, le valli della pre-cordillera e le mille sfaccettature di un paese spesso meraviglioso, altre volte poverissimo, quasi sempre accogliente.

Buenos Aires è sempre stata una visita di sfuggita, in transito da Mendoza all'Europa. Città dal fascino decadente, con angoli tipici meravigliosi (penso a La Boca o Puerto Madero) e con l'inferno dietro ogni angolo.

Mendoza è una placida città di provincia, lontana dalle lotte di potere del governo centrale, assopita nella sua posizione desertica, dove l'emozione più grande è quella di evitare di cadere nelle Asequias, i canali di scorrimento delle acque che costeggiano i marciapiedi, trappole infide per gli ignari visitatori.

La città del vino, dell'asado, delle Ande. Crocevia di strade, oasi in un deserto che inizia dove finisce il vigneto. Città, mondo del Malbec.

Già, le Ande! Un mondo meraviglioso fatto di roccia, acqua, cieli azzurri, sole che brucia, vento che taglia.

Vento. A Mendoza, come ha Trieste, hanno il loro vento "catabatico". Si chiama Viento Zonda: aria che cade dalle Ande, prende velocità, si comprime e si riscalda. Così in inverno capita di viaggiare nel deserto a qualche grado sotto lo zero e di entrare in una tempesta di polvere (appunto l'onda di Viento Zonda), dove la temperatura può essere di 30°C. I mendocinos dicono che l'esposizione al Viento Zonda porta alla pazzia, ma anche i triestini con la Bora sono un po' matti..

Piedras. Non sono le pietre delle Ande, che già sarebbe abbastanza. No! è la grandine che cade nella provincia di Mendoza, può arrivare a un chilo di peso, uccide persone e animali, cade anche con il cielo sereno. Altro che deserto, Mendoza è la porta (aperta) sull'inferno.

Eppure in tanti anni è diventata una specie di seconda casa. Tanti amici, tanta vita, un posto bellissimo per me. Ci sono stato sempre bene e spero di poterci tornare, un giorno.

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