Luciano di Samosata (in greco antico: Λουκιανός ὁ Σαμοσατεύς, Loukianós ho Samosatéus, in latino: Lucianus Samosatensis; Samosata, 120 circa – Atene, tra il 180 e il 192) è stato uno scrittore, retore e filosofo siro di lingua greca antica, celeberrimo per la sua arguzia e per la forte irriverenza dei suoi corrosivi scritti satirici.

Luciano visse nel secondo secolo dell’èra cristiana, dal 120, o secondo altri dal 130 al 200, cioè nacque sotto Adriano, visse sotto Antonino, Marco Aurelio, Commodo, Pertinace, e morì mentre imperava Severo.

Sono pervenute ai giorni nostri solo pochissime ed incerte notizie di lui per l’astio dei suoi contemporanei che egli spregiò ed offese attraverso i suoi scritti, e per la conseguente ignoranza dei suoi scritti da parte dei posteri; ma abbiamo le sue opere, nelle quali si ritrova l’immagine della sua mente che ci permette di ammirare in Luciano l’ultimo grande scrittore della Grecia antica e forse il primo scrittore di fantascienza della storia.

Esponente della seconda sofistica, oltreché simpatizzante dell'epicureismo, Luciano fu politicamente vicino alla dinastia antoninea, in particolar modo ai principati di Antonino Pio e Marco Aurelio. Meglio conosciuto per il suo caratteristico stile ironico, con cui spesso ridicolizzava superstizione, pratiche religiose e fede nel paranormale. Sebbene la sua lingua madre fosse probabilmente il siriaco, tutte le sue opere esistenti furono scritte interamente in greco antico (principalmente in dialetto attico popolare durante il secondo periodo sofistico).

Tra le sue opere più significative c'è il trattato Come si deve scrivere la storia, esortazione ad una storiografia fondata sull'obiettività e lontana da ogni forma di adulazione dei potenti. Quasi come antifrasi alle sue teorie scrisse la Storia Vera (qui un link sul testo come primo libro di fantascienza) racconto fantascientifico di viaggi al di là delle colonne d'Ercole, in cui i protagonisti, tra cui lo scrittore, incontrano creature fantastiche, arrivando addirittura a viaggiare nello spazio e ad incontrare i Seleniti, antichi extraterrestri: si tratta di una divertente parodia nei confronti delle opere di poeti, storici e filosofi contemporanei23.

La Storia Vera è un racconto immaginario che diletta non solo per la novità e piacevolezza dell’argomento e dello stile, e per le varie invenzioni bizzarre, ma anche perché tutte queste invenzioni sono piccanti allusioni a molte favole e meraviglie raccontate dagli antichi poeti, storici, e filosofi, dei quali non si dicono i nomi, perché le allusioni sono chiare24. Una specie di Divina Commedia dell’antichità, in cui tra mostri, creature fantastiche e avvenimenti fantastici si muovono personaggi che fanno riferimento alla realtà politica, sociale e culturale dell’epoca.

In questo mondo fantastico, i protagonisti del viaggio incontrano strane creature legate al sughero, primi dei quali i Sugheropodi (a seconda delle traduzioni anche Soveropodi, Soveripedi o, più coerentemente con il nome greco, Fellopodi), abitanti di Sugheronia (anche qui, a seconda delle traduzioni, Soveria, Sugheria o Fello), esseri dall’aspetto essenzialmente umano, di modi affabili, che parlano in greco, ma che al posto dei piedi hanno delle tavolette di sughero, così che possono agevolmente scivolare sull’acqua.

La sosta nell'isola durò cinque giorni, al sesto salpammo: ci spingeva una brezza leggera sul mare liscio come l'olio. All'ottavo giorno, mentre veleggiavamo non più nel latte, ma ormai in un'acqua salata e azzurrissima, vediamo correre sulla superficie del mare una folla di uomini in tutto e per tutto identici a noi, nella conformazione fisica e nella statura, salvo che nei piedi: li avevano di sughero, e proprio per questo, suppongo, erano chiamati Sugherópodi. Constatammo strabiliati che non andavano a fondo, ma rimanevano a galla sulla cresta delle onde e camminavano tranquillamente; alcuni ci vennero anche incontro, salutandoci in greco; ci raccontarono ch'erano in cammino, e piuttosto di fretta, alla volta di Sugherónia, la loro patria. Fino a un certo punto ci accompagnarono, correndo a fianco della nave, poi però si allontanarono dalla nostra rotta e, dopo averci augurato buon viaggio, se ne andarono per la loro strada. Poco più avanti, comparvero all'orizzonte parecchie isole; vicino, a sinistra, Sugherónia, la meta dei nostri amici, una città costruita su un sughero grosso e rotondo; lontano, più sulla destra, ce n'erano cinque vastissime e molto elevate, da cui si alzavano gigantesche lingue di fuoco. Di fronte alla prua ne avevamo, invece, una larga e bassa, distante non meno di cinquecento miglia.

Più avanti, nel secondo libro, altre creature fantastiche si avvicinano alla nave dei viaggiatori, questa volta utilizzatori del sughero come mezzo di trasporto:

Già cominciavano a comparire pesci, ed uccelli che ci volavano intorno, ed altri segni che il continente era vicino. Poco dopo vedemmo uomini che navigavano in una nuova maniera; erano marinai e navi insieme; ed ora vi dico la maniera. Si mettono a giacere supini su l’acqua col coso ritto (e li hanno ben lunghi), al quale legano la vela, e con le mani tengono la scotta: il vento gonfia la vela, e navigano. Altri seduti sopra sugheri sferzavano due aggiogati delfini, che correndo tiravano i sugheri. Costoro non ci facevano alcun male, né ci fuggivano, ma senza paura e quieti ci venivano vicino, facevano le maraviglie della nostra nave, e la riguardavano per ogni verso.

È evidente, a parte la similitudine tra i due incontri, l’interesse di Luciano per il sughero e la sua proprietà di galleggiamento. Come si vedrà in seguito, anche nell’episodio legato all’amicizia, Luciano non risparmia dettagli sull’utilizzo del sughero come salvagente di soccorso, anche quando tale dettaglio risulta tutto sommato inutile ai fini del racconto e della morale.

23          Wikipedia. Luciano di Samosata. Available at https://it.wikipedia.org/wiki/Luciano_di_Samosata. Accessed March 8, 2021, n.d.

24          Luciano di Samosata. Opere di Luciano voltate in Italiano - vol. 1. vol. 1. Firenze: Le Monnier; 1861.